La chiave fece due scatti, la cassetta si aprì; sul fondo, molte buste da lettera, francobolli sconosciuti e scritte "by air mail”; sopra tutte quelle lettere una pistola, molto piccola. Mio nonno proseguì: «Un’altra cosa ancora t’aggia dicere: dentro a questa cassetta ci stanno pure delle altre lettere, che mi ha scritto una mia amica dall’America. Eravamo molto amici, io conoscevo un suo segreto. Nella vita c’è qualcosa che vale di più di qualunque altra, è la tua parola, è il tuo onore e quando la dai è per sempre, l’avessi data pure al demonio…»
 
«Che tieni da guardà?»; lo sguardo sfrontato, più alto di Peppe, fisico asciutto e scattante di chi era cresciuto sui marciapiedi, tra la delinquenza che governava Little Italy con spaccio di droga e pizzo. Una forma di vaiolo, contratta da piccolo, gli aveva lasciato sul viso diverse cicatrici, rendendone l’aspetto più truce. Peppe, evidentemente più grande di età rispetto a quel ragazzo, sentì istintivamente del carattere in lui, e fece mostra della sua calma con naturalezza: «Te cerco scusa, ma nun te conosco, ‘aggio arrivato dall’Italia da pochi giorni e manco dall’America da qualche anno: me chiammo Peppe Cioffi… e tu?»; guardò dritto negli occhi quel giovane uomo, entrambi si soppesarono, poi l’altro rispose: «Io mi chiamo Salvatore, Salvatore Lucania, buongiorno!»
 
Un libro di affetti e di famiglia, un romanzo di mafia e di emigrazione, dalla Campania povera di fine Ottocento all’America degli anni Venti del secolo scorso, ma, soprattutto, un viaggio, affettuoso e appassionato, nella ricerca delle proprie radici e nella memoria ritrovata che si fa Storia.
Nicolò Carnimeo